L’informatica moderna: DevOps e PaaS

linformatica-moderna-devops-paasIl punto forte del Cloud è quello di essere una piattaforma agile, ma il Cloud di per sé non è sufficiente a rendere agili le aziende.

Adottare queste piattaforme senza però modificare i processi usati tradizionalmente ne annulla i benefici apportati.

Per usufruire al meglio delle possibilità che il Cloud ci offre, le aziende devono avviare un cambiamento adottando una cultura che renda prioritaria la comunicazione tra tutte le parti interessate.

Potrebbe sembrare una cosa scontata, ma non sempre è cosi e vediamo perché.

Il Problema

Nelle aziende che adottano tradizionali metodologie di sviluppo del software esiste di solito un ampio gap tra gli sviluppatori e gli addetti alle operations.
Gli sviluppatori vogliono rapidamente passare dall’idea al codice e alla produzione, gli operations invece richiedono prevedibilità e stabilità.
Le due squadre hanno priorità e obiettivi diversi e se tra i due reparti si innalzerà un muro, ne risulterà solo un aumento della confusione ed un classico rallentamento della produzione.
Ad aggravare ulteriormente le cose, gli ambienti di sviluppo e di test sono spesso diversi dalla produzione, e mancano attrezzature standard per sviluppo, test e produzione.

La somma di tutti questi fattori spesso rende le aziende incapaci di progredire, paralizzandole in una fase di stallo continua.

L’unica soluzione in grado di evitare la paralisi è la comprensione delle conseguenze che l’utilizzo delle vecchie metodologie comporta, per poi abbracciare metodi e strumenti nuovi.

Le conseguenze

Oltre a rovinare il morale della squadra, bloccare progetti importanti e causare problemi finanziari, le conseguenze della paralisi sono molteplici e includono:

  • Imprevedibilità nei processi
  • Distribuzioni inaffidabili
  • Troppo tempo speso per l’identificazione e la risoluzione dei problemi, piuttosto che per rilasciare nuove caratteristiche
  • Aumento dei tempi di rilascio
  • Perdita di clienti

Spostarsi sul Cloud non evita automaticamente queste conseguenze.
Bisogna cambiare innanzitutto la cultura e i processi esistenti.

DevOps and PaaS

Per ottenere il massimo dallo spostamento su Cloud è importante che le aziende adottino la metodologia di sviluppo DevOps.

Si tratta di una metodologia di sviluppo software che punta alla comunicazione, collaborazione e integrazione tra sviluppatori e addetti alle operations, in cui entrambi condividono rischi e benefici di un processo di innovazione rapido.

Le metodologie di sviluppo agili hanno avvicinato gli sviluppatori ai manager e gli analisti aziendali, accontentando le loro richieste attraverso cicli di rilascio rapido.
DevOps avvicina sviluppatori e operations attraverso la collaborazione e la condivisione.

DevOps e le metodologie agili quindi aiutano tutta l’azienda nell’organizzazione del lavoro per soddisfare le esigenze dei clienti.

DevOps represent a change in IT culture that accepts additional risk as a trade-off for rapid IT service delivery through the adoption of agile and lean practices in the context of a systems-oriented approach
Gartner

Secondo Gartner, l’obiettivo generale di DevOps è quello di migliorare il valore del lavoro svolto dall’IT. Questo avviene attraverso il cambiamento culturale che allinea gli obiettivi di tutti i soggetti interessati in un’organizzazione.

Molte organizzazioni però si avvicinano a DevOps solo da un punto di vista culturale ignorando gli strumenti. Anche questo tipo di approccio ha benefici limitati. DevOps non è solo cultura o solo strumenti ma entrambe le cose.

DevOps è il modo in cui le aziende cambiano la propria strategia di sviluppo e adottano gli strumenti giusti per essa, così da centrare gli obiettivi in maniera continuativa.
Non c’è alcun beneficio nel cambiare metodologia se poi gli strumenti in possesso sono antiquati, e nel contempo usare strumenti moderni non cambia automaticamente la cultura aziendale.

In genere, gli strumenti giusti per DevOps sul Cloud sono IaaS e PaaS.
PaaS è una scelta migliore di IaaS per massimizzare i benefici della metodologia di sviluppo DevOps, dal momento che fornisce ambienti di sviluppo, produzione e test uniformi.
L’uniformità della piattaforma riduce i rischi e l’impatto delle configurazioni differenti, ottimizzando i benefici di DevOps.

Il Cloud computing consente inoltre agli sviluppatori di creare applicazioni moderne che utilizzano un modello distribuito o un Framework di Microservices, cioè un modello secondo il quale si dividono le grandi applicazioni in una serie di servizi minori, eliminando del tutto la problematica delle applicazioni monolitiche.

Principali Vantaggi di PaaS e DevOps:

  • Ottimizzazione dei processi dallo sviluppo alla produzione. Non si tratta più di aspettare settimane, mesi o anni per passare dall’idea alla produzione, ma tutto avviene in poco tempo.
  • Le aziende consegnano più velocemente il software, superando le aspettative dei clienti e aumentando così la fidelizzazione degli stessi.
  • Implementazione di codice più veloce. Gli errori sono notevolmente ridotti e rilevati rapidamente.
  • Combinazione di PaaS (strumenti) e DevOps (cultura) riduce i costi operativi, liberando risorse per i nuovi progetti.

In sintesi:

Il Cloud computing offre agilità e vantaggi competitivi alle imprese.
Per ottimizzare i benefici del Cloud, le aziende devono abbracciare DevOps e strumenti moderni come PaaS.
Qualsiasi azienda che vuole modernizzare la propria infrastruttura IT deve includere DevOps e PaaS come elementi base nella sua strategia.

Per saperne di più:

Quando tutto è connesso: i sistemi distribuiti

SistemiDisitribuiti«Come gestiamo sistemi troppo grandi e complessi per essere compresi e controllati, e che falliscono in modo inatteso?» Tweet this

Una notizia di non molti giorni fa è che il tribunale di Oklahoma City ha condannato la Toyota a risarcire un cliente perché secondo quanto è emerso dalle indagini l’incidente in cui si è trovato coinvolto è stato provocato da un bug del software dell’auto.
Ciò che colpisce è che una giuria per la prima volta abbia sottolineato come un bug possa causare non soltanto dei piccoli problemi o dei gravi danni finanziari, ma addirittura essere responsabile di una vita umana.
Come dovremmo valutare l’accaduto se da un semplice bug di un auto cominciassimo a riflettere sulla complessità di un mondo che si avvia ad un estrema automatizzazione, all’internet delle cose?

Consideriamo ad esempio il progetto di Google, ormai già in fase avanzata di prototipo, delle auto che si guidano da sole.
Queste auto si suppone siano intrinsecamente più sicure rispetto a quelle attuali, dal momento che viene eliminata la variabile dell’errore umano.

Ma cosa succede se il sistema che governa l’auto va completamente in blocco, se all’improvviso si smette di ricevere i dati sui semafori o se il navigatore dice all’auto di gettarsi giù da un ponte?

Lo sviluppo dei software ha raggiunto uno stadio di complessità in cui non è possibile controllarne tutti gli aspetti, quindi come facciamo a gestire sistemi troppo grandi per essere compresi completamente, troppo complessi da controllare e che spesso falliscono in modo imprevedibile?

Comprendere il fallimento

Come ci spiega la teoria sul calcolo distribuito, i sistemi distribuiti falliscono spesso e quando lo fanno questo non avviene mai per il fallimento di tutto il sistema, ma solo di alcuni dei suoi molteplici componenti.
Questi errori oltre a essere difficilmente diagnosticabili e prevedibili non sono facilmente riproducibili per eseguire dei test.
La soluzione al problema non può essere unica, è possibile aumentare i test di rilascio o l’integrazione continua, ma non basta.

Occorre ammettere che malfunzionamenti del software come accaduto alla Toyota si possono verificare facilmente, che i nostri sistemi possono fallire in molte maniere inaspettate. Ciò che va cambiato è il nostro modo di pensare ai sistemi che costruiamo e a quelli che già adoperiamo.

Pensare globalmente

Siamo passati dallo sviluppare codice destinato ad essere eseguito su singoli pc a software distribuiti in cloud, che è come un sistema vivente in continua evoluzione.
Dobbiamo partire dal presupposto che il sistema su cui gira il nostro codice sicuramente fallirà in qualche punto e dobbiamo adattare il nostro modo di scrivere codice cercando di immaginare come e dove potrà fallire.
In un ambiente in cui non è possibile prevedere i bug e testare ogni singolo aspetto dei sistemi che creiamo, il continuo monitoraggio dell’applicazione rappresenta l’unico modo per cercare di evitare e se possibile prevedere malfunzionamenti.

I Dati come lingua

Analizzare i dati post problema per cercarne la causa non è un buon modo di procedere in un ambiente distribuito, nel quale i bug spesso non sono riproducibili ma sono dovuti ad una serie di micro cause. Non è così che possiamo raggiungere l’obiettivo.
Chi fa codice deve monitorare continuamente attraverso i dati l’andamento dell’applicazione con lo scopo di creare un sistema che si allerti e ci informi immediatamente al presentarsi del problema.

Il fattore umano

Siamo parti integranti dei sistemi che costruiamo e adoperiamo, e ne influenziamo profondamente il funzionamento.
Condizionati da una cultura poco incline al rischio, nel tentativo di evitare malfunzionamenti cerchiamo di creare sistemi dei quali abbiamo il massimo controllo, inserendo righe su righe di codice che però li appesantiscono, li rendono poco robusti e invece di proteggerli fanno aumentare le possibilità di ulteriori errori.

Quando questo accade si parte all’affannosa ricerca del colpevole, della causa scatenante e di un modo per evitare che si ripeta di nuovo il problema.
Di solito però questo si traduce in altri controlli che rendono il sistema via via sempre più fragile.
La verità è sempre la stessa: che non c’è una ragione sola perché i sistemi falliscono, ma una serie di micro cause ne producono il crollo.
Gli strumenti e le metodologie che abbiamo adoperato fino a poco tempo fa si sono sgretolate e vanno quindi ricercati nuovi modelli per la creazione, la distribuzione e la manutenzione del software.

Per saperne di più: Everything is distributed

SEO: 7 Miti da sfatare

Seo 7 miti da sfatareIl SEO, l’insieme delle attività finalizzate ad aumentare la visibilità di un sito web, è da sempre un universo complesso e non è mai stato abitato dalla chiarezza.

Gli algoritmi alla base del funzionamento dei motori di ricerca sono segreti, e per di più sono costantemente riveduti e corretti. Lo scenario è così instabile che non è facile elaborare una strategia SEO che produca i risultati sperati.

Possiamo cercare di carpire il funzionamento degli algoritmi sperimentando varie soluzioni sul nostro sito e trovare quella più adatta a noi, ma alla fine qualunque strategia SEO adottata non potrà che collocarsi a metà strada fra scienza e immaginazione.

In uno scenario già di per sé complicato, sono poi molti i contenuti disinformativi pubblicati in rete che contribuiscono alla creazione di falsi miti.

Alcuni miti sul SEO sono presenti fin dai suoi esordi, ma vediamo quelli nati nel corso degli ultimi anni.

7 Nuovi Falsi Miti sul SEO

  1. Il Guest Blog è il male
    La penalizzazione sul SEO per chi fa guest blog è uno dei miti più recenti ed è dovuto essenzialmente all’articolo pubblicato da Matt Cutts, leader del team antispam di Google.
    Google intende arginare la pratica scorretta di chi abusa del guest posting allo scopo di generare link SEO verso il proprio sito, penalizzando e isolando solo chi lo utilizza in questo modo.
    Chi invece lo utilizza per scopi leciti come ottenere reputazione o visibilità e considera il ritorno in termini di SEO come secondario, non ha nulla di cui preoccuparsi.
  2. I Social Media condizionano il SEO
    Il mito che i Social Media condizionino il SEO è vecchio di qualche anno ma è molto lontano dalla realtà.
    Avere una strategia per i social media è importante per molte ragioni, come ottenere visibilità o raggiungere i possibili clienti, ma è errato pensare che i motori di ricerca usino le azioni generate dai social media come strumento di ranking, Google stesso ha sempre negato di farne uso.
    The Totally Mathematical Reason Social Matters to SEO
    Google’s Matt Cutts: Are pages from social sites ranked differently?
  3. I Backlink sono al tramonto
    Sono in molti a credere che quello dei backlink non sia più un sistema di punteggio affidabile e che Google dovrebbe trovare delle alternative.
    Tuttavia quello dei link in ingresso per sito web è, e lo sarà per ancora un bel po’, uno dei metri di valutazione preponderante per il ranking visto che ad oggi ancora non è stato trovato un modo altrettanto valido per sostituire i backlink nel calcolo del rank.
    Lo stesso Matts Cutts ha confermato che in Google hanno testato e poi abbondonato una versione del motore di ricerca che non utilizzava i backlink come fattore di ranking.
  4. Google non funziona
    Un altro mito popolare è che Google abbia un serio problema con il proprio motore di ricerca.
    Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Se solo guardiamo alle quote di mercato che vanno fino a oltre l’80% non sembra affatto che Google sia di fronte a una grave minaccia.
  5. L’AuthorRank è un fattore di ranking
    Con l’introduzione nel 2011 da parte di Google del concetto di AuthorShip, all’interno delle community che si occupano di SEO è nata l’ipotesi dell’esistenza dell’AuthorRank con il quale Google assegnerebbe agli autori più qualificati un punteggio più elevato.
    Ad alimentare maggiormente le voci dell’introduzione nel motore di ricerca di un concetto simile all’AuthorRank ci ha pensato Eric Schmidt, CEO di Google, affermando che tra i risultati di ricerca, le informazioni condivise dai profili verificati tramite l’AuthorShip avranno un punteggio maggiore dei contenuti che non hanno questa verifica.

    Within search results, information tied to verified online profiles will be ranked higher than content without such verification, which will result in most users naturally clicking on the top (verified) results. The true cost of remaining anonymous, then, might be irrelevance.

    Eric Schmidt – The New Digital Age

    A oggi comunque non ci sono prove tangibili che questo meccanismo sia in funzione, anche se Cutts in questo tweet ci dice che un sistema simile all’AuthorRank è presente nella funzione che Google usa per l’In-Depth Article, ma sembra essere utilizzata di rado.
    Aggiungere il markup di AuthorShip ai nostri contenuti è una cosa da fare sicuramente per costruire reputazione e visibilità ma non porta guadagni da un punto di vista SEO se non a lungo termine.

  6. Gli studi correlati ci dicono come funziona Google
    Da quando Moz ha iniziato a pubblicare i propri studi sui fattori di correlazione nei motori di ricerca, si è diffusa la convinzione che questi report spieghino esattamente il funzionamento dei motori di ricerca.
    Gli studi non mostrano se i fattori esaminati siano utilizzati da Google nel proprio algoritmo, ma solo la loro correlazione nei fattori di ranking.
    Ad esempio, la correlazione tra i +1 di Google+ e il ranking indica la correlazione tra azioni social e buoni contenuti, i quali di sicuro hanno anche un alto numero di backlink, ma non significa che Google utilizzi le azioni sui social come fattore per il calcolo del Rank.
  7. Il SEO e i contenuti di qualità
    Uno degli ultimi miti dei nostri tempi vuole che il SEO riguardi solo la creazione di buoni contenuti e che il resto venga di conseguenza.
    Realizzare contenuti di qualità è un fattore importante, ma esiste la possibilità che rimangano invisibili senza una più ampia strategia che comprenda altri aspetti, come ottimizzare il markup html del sito, e una buona strategia di marketing per costruire reputazione e visibilità sfruttando il principale fattore di ranking, i backlink.

Avere un approccio critico nel valutare ogni nuova affermazione che si fa nel campo del SEO è dunque fondamentale, e ci evita soprattutto di apportare modifiche alla nostra strategia finché il mercato non ci dice che sono effettivamente funzionanti.
Come ci spiega Rand Fishkin i grandi marketer devono essere grandi scettici.

Per saperne di più: 7 Modern Age SEO Myths

9 lezioni per i web developer

9-lezioni-per-i web-developerTerminato il corso di laurea all’università la maggior parte degli aspiranti web developer è impreparata ad affrontare il mondo del lavoro e le aziende lamentano di non riuscire a trovare persone con le competenze adeguate, come emerge da un recente studio eseguito da CompTIA.

Gli studi universitari forniscono un ottimo bagaglio culturale e tecnico, ma è facile che queste conoscenze si rivelino insufficienti per il business, dal momento che non è solo la competenza tecnica ad avere un peso nel mondo del lavoro.

Essere un web developer vuol dire saper risolvere problemi, avere una certa pratica di comunicazione, saper creare applicazioni che si adattino alle circostanze, in altre parole significa possedere delle capacità che possono essere acquisite soltanto con l’esperienza.

Quindi, dopo tante lezioni universitarie, ecco alcuni insegnamenti utili derivati direttamente dal mondo del lavoro.

9 indispensabili lezioni che l’esperienza insegna

  1. Non si finisce mai di imparare
    Sembra scontato ma non lo è mai abbastanza. Un professionista deve essere sempre aggiornato sulle nuove tendenze nel suo campo. Per un web developer è una sfida continua, vista la velocità con cui corre il mondo digitale. Nuove tecnologie, nuovi dispositivi e con essi nuovi standard, framework, linguaggi fanno la loro comparsa a ritmo incessante.
    Tenersi al corrente delle novità è indispensabile per la crescita professionale e consente di essere aggiornati anche sulle abilità richieste dal mercato del lavoro.

    Lo studio è un aspetto essenziale, una costante di tutta la vita lavorativa.

  2. Ciò che conta è risolvere problemi
    Chi si occupa di fare codice è ansioso di sperimentare sempre nuovi metodi per sviluppare applicazioni, e ovviamente è un bene essere al passo con le nuove tendenze.
    Per i clienti però tutto questo non ha alcuna rilevanza perché la tecnologia è un mezzo non un fine.
    Nel mondo degli affari contano i soldi degli investitori e non importa come abbiamo costruito la nostra applicazione, l’unica cosa che conta è che risolva problemi.

    Il web developer per i clienti è solo chi gli risolve problemi.

  3. Il cliente non sa quello che vuole
    Il punto di vista del cliente è limitato dalle necessità, dalle circostanze e da quella che crede sia la soluzione più adatta alle sue esigenze solo perché non conosce la varietà delle opzioni che possono risolvere il suo problema.
    Compito di un web developer è ascoltare e guidare il cliente verso la soluzione che è davvero la più adatta alle sue esigenze.

    Risolvere problemi non vuol dire dare esattamente al cliente quello che chiede ma fargli comprendere e dargli ciò che per lui è meglio.

  4. Il cliente ha sempre l’ultima parola
    Un web developer che è nel mondo del lavoro da qualche tempo, molto probabilmente si è trovato nella situazione in cui dopo aver progettato e realizzato la migliore soluzione, semplicemente questa non piace al cliente o vengono richieste delle modifiche che cambiano totalmente lo scenario.
    Una situazione del tutto normale e molto frequente specialmente per chi si occupa di sviluppare la parte grafica di una applicazione web.
    È sempre il cliente ad esprimere il giudizio finale sul nostro lavoro.

    Bisogna saper ascoltare ed imparare dagli altri, dal momento che spesso si lavora su codici condivisi con altri programmatori che hanno visioni diverse dalla nostra e non è detto che la nostra sia la migliore.

  5. L’unica costante è il cambiamento
    In un mondo come quello del web dove l’innovazione è continua, la flessibilità è un fattore determinante.
    Capita di frequente che al momento della progettazione di un’applicazione i clienti non ritengano necessarie certe funzionalità che puntualmente diventano essenziali dopo qualche tempo.

    Un buon web developer anticipa i cambiamenti e progetta un’architettura flessibile per implementare velocemente le nuove funzionalità.

  6. L’importanza della comunicazione
    La comunicazione è un aspetto indispensabile alla buona riuscita di un progetto.
    Per un developer scrivere codice è solo una parte del lavoro.

    Documentare, condividere scelte e il continuo confronto con i clienti sono l’altro lato della medaglia che riveste un’importanza anche maggiore rispetto alla semplice scrittura del codice.

  7. La perfezione non è un bene
    Creare una buona soluzione in un breve tempo è sempre meglio di una perfetta ma realizzata in tempi molto lunghi.
    Potremmo non essere i soli ad aver avuto quell’idea e mentre cerchiamo di costruire l’applicazione ideale qualcun altro potrebbe anticiparci e lanciare sul mercato una soluzione simile alla nostra.
    Questo non significa lavorare male o lasciare le cose a metà ma evitare di cercare la perfezione ossessiva su aspetti secondari.

    Il meglio è nemico del bene.

  8. Manutenibilità dell’applicazione
    Il ciclo di vita di un’applicazione non è limitato alla sua creazione, probabilmente durerà anni nei quali saranno necessari correttivi o evoluzioni, e potremmo non essere noi ad occuparcene.

    Durante la progettazione e lo sviluppo, un buon web developer rende l’applicazione facilmente manutenibile tramite documentazione adeguata e flessibilità architetturale.

  9. I Framework sono alleati
    In un mondo in cui contano velocità e qualità, non è mai conveniente reinventare la ruota e costruire tutto da zero quando ci sono migliaia di tool e framework che ci offrono soluzioni di qualità pronte per essere integrate nel nostro prodotto, come ad esempio Bootstrap di Twitter che ci aiuta nella creazione di siti responsivi.

    Nel mondo del business non importa praticamente a nessuno come abbiamo costruito la nostra applicazione, per i clienti è importante che funzioni, che sia realizzata in breve tempo e che garantisca un ritorno economico.

Per saperne di più: 9 critical lessons web developers won’t learn in school

6 consigli per velocizzare il tuo sito

speedIl tempo di caricamento di un sito è un fattore molto importante per l’esperienza di navigazione dell’utente e non solo.
Ad oggi, dato che può sembrare incredibile, circa il 55% dei siti web risultano pesanti o lenti e questo significa che più della metà dei siti esistenti non si sono mai posti il problema di quanto sia performante il loro sito e di conseguenza non si sono mai preoccupati dell’esperienza di navigazione offerta agli utenti.

Secondo una ricerca effettuata da Kissmetric un solo secondo di ritardo nel caricamento di una pagina produce una serie di effetti negativi tra i quali la riduzione delle visite del 10% e un’opinione negativa di circa il 40% dei visitatori, senza contare che queste statistiche non si occupano della lettura sui dispositivi mobili per i quali risulta che solo il 28% ha un sito pienamente responsivo.
Se i secondi di attesa passano a 3 il 57% dei visitatori potrebbe abbandonare il sito, si tratta quindi di un fattore cruciale per un sito web.

Controlliamo lo stato del nostro sito

Per controllare lo stato del nostro sito possiamo usare Google PageSpeed Insights, un tool che oltre ad analizzare il nostro sito ci dà anche una serie di consigli utili su come risolvere i problemi riscontrati nell’analisi.

6 Consigli per velocizzare il caricamento della pagina

Ottimizzare la cache
Tutti i siti hanno una serie di risorse statiche che non cambiano mai, CSS, JavaScript, immagini, tutti elementi che possono impiegare del tempo a caricarsi.
Ottimizzare tramite il web server la cache per gli elementi statici migliora di sicuro le performance del sito, e ancora una volta Google ci viene in aiuto con una serie di best practice su come usare la cache.

Ridurre il numero di round-trip verso il server
Il round trip è il tempo che impiega un pacchetto a viaggiare tra client e server ed è un fattore rilevante nel tempo di risposta, quindi quanto più è alto il numero dei pacchetti necessari per visualizzare la pagina che si muoveranno avanti e indietro tra il browser e il web server maggiore sarà il tempo di caricamento della pagina.
Ci sono una serie di accorgimenti che possiamo adoperare per ridurre al minimo indispensabile il numero dei round-trip, evitando ad esempio i redirect di pagina non necessari come quelli per tracciare la pagine visitate o i comportamenti degli utenti, oppure riducendo il peso e il numero dei file CSS e JavaScript tramite gli strumenti di minimizzazione o ancora caricando le risorse in maniera asincrona e parallelizzando i download dove possibile.
Anche il numero di immagini presenti nella pagina ha un impatto notevole nella performance del nostro sito. Tecniche come CSS Sprites ci permettono di raggruppare all’interno di un unico file le diverse immagini che dobbiamo mostrare nelle pagine ed estrarle in seguito tramite CSS.
Dobbiamo evitare inoltre quando possibile di usare funzioni per caricare contenuti esterni che aumentano il tempo di caricamento di una pagina come document.write(), mentre possiamo invece elencare le risorse esterne all’interno dell’Header HTML o usare un semplice iframe.

Controllo del peso
Nell’ottica di ridurre gli sprechi per velocizzare il tempo di risposta va tenuta sotto controllo la dimensione della richiesta che inviamo al server cercando di non eccedere i 1500 byte. Dobbiamo quindi evitare di usare i cookie come fossero tabelle di un database eliminando i campi non usati o non necessari.
Si può inoltre velocizzare il caricamento di file e risorse statiche attraverso un dominio o una CDN che non necessita di cookie, evitando in questo modo di inviare il cookie per accedere ad una risorsa che non necessita di tale informazione.

Pubblicità
Non bisogna eccedere col numero di annunci pubblicitari sul sito poiché ognuno di essi costa tempo e velocità.

Pulsanti Social
Indispensabili al giorno d’oggi per avere un sito che sia media friendly, i Pulsanti Social rappresentano comunque un tempo aggiuntivo di caricamento per la pagina. Troppi pulsanti di condivisione posso inoltre rendere il sito poco sociale come spiega questo post, quindi meglio pochi ma buoni.

Rich Media
Immagini e video di alta qualità possono essere un’ottima scelta per un sito ma anche rivelarsi una trappola rendendo la pagina pesante e lenta.
Dobbiamo fare attenzione, oltre ovviamente alla quantità, anche al formato che utilizziamo, è inutile ad esempio utilizzare un formato in alta definizione per immagini di piccole dimensioni.

Questi consigli sono solo una piccola parte di quello che possiamo fare per rendere il nostro sito più performante, ma vale la pena cominciare.

Per approfondire: What Makes Your Website Slow? 6 Ways To Optimize Page Load Speed

Connected Living: il futuro dopo Facebook

connected_livingSarwant Singh, futurista ed esperto nel settore dei trasporti, ci descrive la sua visione del mondo che verrà: il Connected Living.

La nostra casa, il luogo di lavoro e la città saranno tutti connessi fra loro attraverso una moltitudine di dispositivi intelligenti che ci permetteranno di accedere ai nostri dati dovunque ci troviamo e in qualunque momento. Questa enorme rete intelligente sarà l‘estensione digitale della nostra esistenza, porterà una serie di cambiamenti nello stile di vita del singolo individuo e nel modello collaborativo del lavoro.
Concetti come lavoro flessibile, zero vacanze (nel senso che si va in ferie quando si vuole) diventeranno la normalità. Cambierà il nostro modo di lavorare, si passerà dal lavoro in ufficio con sede in un luogo ben preciso ed orari prestabiliti, ad un lavoro senza luogo e senza tempo al quale accederemo tramite i servizi cloud.
I primi passi verso questo concetto cominciano già a vedersi. È notizia di questi giorni ad esempio l’intenzione di BMW di rivoluzionare il concetto delle ore di lavoro inserendo nel conteggio anche il tempo speso dai dipendenti fuori dall’azienda per rispondere a mail o sms.

Per capire meglio lo scenario che delinea Sarwant Singh proviamo ad immaginare ad esempio un classico lunedì mattina nel 2025.
Leyla, la nostra assistente personale digitale, dopo essersi sincronizzata con il mondo esterno tramite Google Connect che la allerta di code lungo il nostro tragitto abituale, ci informa che è ora di alzarci. Nel momento in cui ci muoviamo in casa tutto funziona in maniera sincronizzata e intelligente, il frigo ci avverte di comperare il latte, il caffè è pronto in cucina, il bucato fatto e la nostra auto elettrica si è auto aggiornata tramite il cloud. Entriamo in bagno, ci avviamo verso la doccia e lo specchio ci ricorda il programma della giornata, quello che dobbiamo mangiare e di non dimenticare la pillola della pressione come ha comunicato il sensore innestato nella cintura di sicurezza. Mentre ci avviamo verso l’auto, la casa si chiude, il riscaldamento si spegne e la playlist che poco fa ascoltavamo in casa riprende in auto dallo stesso brano.
Ed è solo uno dei possibili scenari che ci aspettano, quando tutto quello che è intorno a noi sarà collegato in rete.

Internet of things produrrà enormi possibilità di crescita. Secondo uno studio di Frost & Sullivan il valore di mercato della connessione delle città, case e uffici si aggira attorno ai 730 miliardi di dollari, portando nuova concorrenza sul mercato e diversi tipi di soluzioni. Google e il suo termometro intelligente Nest ad esempio è una soluzione con singola funzionalità, può essere collegato a dei sensori per controllare la temperatura di una stanza.
Altre società stanno entrando nel mercato attraverso partnership, Fitbit ad esempio produce dispositivi indossabili per monitorare l’attività fisica, oltre a questa funzionalità il dispositivo ideato da Fitbit invia notifiche su come integrare la nostra dieta a Ocado, un supermercato online, facendo in pratica la spesa al posto nostro.
Deutsche Telekom, eQ-3, Miele e Samsung hanno invece deciso di unire le loro esperienze e creare una piattaforma comune per realizzare una rete tra i vari dispositivi in casa, dal televisore alla lavatrice.
Il Connecting Living sarà possibile solo quando le amministrazioni centrali e locali saranno dotate di servizi elettronici, le città connesse così come i servizi di trasporto, integrando tutti i diversi aspetti della nostra vita in un’esperienza piacevole e completa di esistenza connessa.

Per saperne di più: Connected Living: The Next Big Thing After Facebook

3 Requisiti Essenziali Di Un Sito Web Nel 2014

webdesign_2014L’innovazione nel mondo del web design così come in quello del marketing digitale è strettamente correlata alla diffusione delle nuove tecnologie e di nuovi dispositivi.

Le aziende che vogliono avere una presenza in rete per raggiungere un’audience quanto più vasta è possibile, devono quindi adattarsi in maniera celere ai continui cambiamenti che l’innovazione tecnologica produce.

Al giorno d’oggi, ad esempio, sempre più persone scelgono di accedere ad internet attraverso i dispositivi mobili e questo trend si presuppone continuerà negli anni a venire.

3 requisiti essenziali di web design che un sito deve avere nel 2014:
  1. Design mobile-friendly
    Come ci mostrano le statistiche, gli accessi da dispositivi mobili sono in continuo aumento quindi è d’obbligo avere un sito progettato per essere mobile-friendly.
    Una delle tecniche più utilizzate di recente per disegnare un sito con queste caratteristiche è il Responsive Web Design che tramite Framework come Bootstrap ci permette di creare siti web che si adattino a tutti i tipi di dispositivi.
    Oltre questo aspetto tecnico ce ne sono altri ugualmente importanti che vanno considerati:
    1. Il testo
      La visibilità di un testo su un piccolo schermo non è ottimale, la dimensione del carattere deve essere quindi abbastanza grande da permettere un’agevole lettura.
    2. Design
      I dispositivi mobili quando non sono connessi ad una rete Wi-Fi spesso non hanno una velocità di accesso alla rete elevata. Creare un design leggero senza inutili accessori e immagini superflue sicuramente farà in modo che il nostro sito sia caricato più velocemente.
    3. Video
      Secondo il report di ByteMobile i video visti dai dispositivi mobili oscillano dal 50% fino ad arrivare al 69% su alcune reti.
      Il problema di avere video visibili su tutti i dispositivi lo risolve HTLM5 che soppianta il vecchio flash.
  2. Design orientato al SEO
    Il tempo di caricamento del nostro sito è un elemento importante da considerare per il SEO ed è fortemente condizionato dalle scelte fatte in fase di design.
    Dobbiamo quindi selezionare con attenzione quanti e quali elementi vogliamo inserire nelle nostre pagine. Aggiungere troppi componenti o animazioni può peggiorare le prestazioni del nostro sito e di riflesso la nostra indicizzazione nei motori di ricerca.
    Anche la qualità del codice e la scrittura dei nostri meta tag rivestono un aspetto importante sia per l’indicizzazione che per usufruire a pieno delle potenzialità di condivisione dei social network.
    Su The Moz Blog troviamo The Web Developer’s SEO Cheat Sheet 2.0, una guida che illustra gli aspetti fondamentali del SEO e della quale è disponibile anche una versione in pdf.
  3. Lo Storytelling aziendale
    Raccontare la nostra storia, quali sono le cose che proponiamo e il perché, sono fattori di primaria importanza. Chi cerca informazioni o prodotti  tende ad abbandonare il sito se non comprende bene chi siamo e cosa facciamo.
    Vediamo le 4 sezioni che dovrebbero essere presenti nel nostro sito per raccontare di noi e delle nostre competenze.
    1. Blog
      Il content marketing è un ottimo sistema per aumentare contatti e relazioni attraverso la realizzazione di contenuti di qualità.
      Fornendo agli utenti sempre più pagine da consultare si stabilisce nel tempo un rapporto di fiducia facilitando il salto da utente a cliente.
    2. Servizi
      Per essere affidabili e attendibili agli occhi di un potenziale cliente è utile fornire una sezione che spieghi in modo semplice qual è la nostra competenza e quali servizi vengono offerti.
    3. Chi siamo
      Le persone fanno affari con le persone non con i siti, chi è interessato ai nostri servizi vuole sapere chi siamo per potersi fidare, difatti molto spesso la pagina più visitata di un sito è proprio l’About.
      E’ utile dare un volto all’azienda e per farlo ad esempio si possono elencare tutti i componenti della squadra con le loro foto e i link ai loro profili sui social network.
    4. Contatti
      Questa pagina deve essere semplice senza troppe distrazioni, il suo solo scopo è fornire i nostri recapiti a chi vuole entrare in contatto con noi.

Per saperne di più: 3 Must-Have Qualities of an Effective Website in 2014

Google Author Rank: 5 Consigli Per Sfruttarlo Al Meglio

AuthorRank

Quando nel 2011 Google lanciò il proprio sistema di social network molti hanno pensato che non avrebbe potuto competere con Facebook o Twitter.
Google+ invece è in continua ascesa, supera per accessi sia Twitter che LinkedIn e presenta molti aspetti interessanti perché strettamente legato al motore di ricerca.
Una delle caratteristiche più importanti è il sistema di paternità dei contenuti (Authorship) introdotto da Google nel sempre costante tentativo di migliorare la qualità dei risultati di ricerca forniti dal proprio motore e arginare quelli di spam. L’idea che hanno avuto gli ingegneri di Google è stata quella di dare la possibilità agli autori di costruirsi stima e fiducia (Author Rank) in base ai contenuti che pubblicano per poi usare queste informazioni all’interno del motore di ricerca e nel frattempo fornire anche un sistema che salvaguardi la proprietà intellettuale dei contenuti pubblicati dagli autori in giro per il web.

Cos’è l’Author Rank ?

L’Author Rank rappresenta la reputazione dell’utente ed è uno dei parametri che Google usa per valutare la competenza e la credibilità di un autore.
Nel suo recente libro The New Digital Age il presidente esecutivo di Google Eric Schmidt ci spiega come nell’immediato futuro i contenuti pubblicati da chi ha un profilo di Google+ verificato tramite l’Authorship avranno una visibilità maggiore rispetto a quelli che non implementano questo meccanismo. La maggior parte degli utenti tenderanno a visualizzare i contenuti prodotti da un autore verificato tramite il sistema di paternità. È facile intuire come l’Author Rank rivestirà un’importanza sempre maggiore determinando un cambiamento nelle strategie SEO delle aziende nel prossimo futuro.

Within search results, information tied to verified online profiles will be ranked higher than content without such verification, which will result in most users naturally clicking on the top (verified) results. The true cost of remaining anonymous, then, might be irrelevance.

Eric Schmidt – The New Digital Age

I fattori che influenzano l’Author Rank

  1. Qualità del contenuto
    Scrivere articoli di qualità che approfondiscano un argomento è come sempre fondamentale.
  2. Il numero dei plus
    Il numero di +1′ che riceve un contenuto sono un coefficiente importante nel calcolo della qualità e dell’attrattiva del contenuto.
  3. Commenti
    Il numero dei commenti ricevuti sono un indicatore importante di quanto è popolare il contenuto che abbiamo pubblicato.
  4. Author Rank delle cerchie
    Più che il numero di persone conta chi abbiamo nelle cerchie. Persone con un Author Rank alto innalzeranno anche il nostro.
  5. Chi ospita i nostri contenuti
    Se il sito per il quale scriviamo contenuti fa parte di quelli che Google considera fonti autorevoli, aumenterà di conseguenza anche il nostro Author Rank.
  6. Le condivisioni
    Il numero delle condivisioni sui social network e non solo su Google+ ci dà la misura di quanto il nostro contenuto abbia attirato gli utenti. Come per le cerchie è sì importante quante condivisioni ha generato il nostro contenuto ma lo è molto anche chi ha condiviso.
  7. Il Page Rank
    Il Page Rank è tuttora una metrica importante. Se il nostro contenuto ha un Page Rank alto anche il nostro Author Rank salirà.
  8. La quantità
    Scrivere molti articoli di qualità innalza l’Author Rank.
  9. I backlinks
    Google continua ad usare il vecchio metodo per il Page Rank di contare quanti link di altri siti conducono al nostro contenuto, con un occhio particolare all’autorevolezza del sito da cui proviene il link.
  10. Citazioni
    Le citazioni del nome di un autore nei vari siti web contribuiscono ad accrescere l’Author Rank.

Quelli che abbiamo visto sono i 10 elementi base che influiscono nel calcolo dell’Authorship, vediamo ora come possiamo sfruttare al meglio questo meccanismo per innalzare la nostra visibilità personale o quella di un nostro marchio aziendale.

5 consigli per sfruttare al meglio l’Author Rank

  1. Competenza
    Per sfruttare al meglio il meccanismo dell’Author Rank, il metodo migliore è diventare esperti in un determinato settore.
    Se ad esempio Google ritiene che siamo esperti in medicina perché creiamo molti contenuti correlati a questo argomento, quando qualcuno cercherà di medicina Google restituirà il risultato più rilevante in base alla reputazione dello scrittore.
    Chi scrive spesso contenuti di qualità su un argomento specifico dimostra che sa di più su questo argomento rispetto a chi ne scrive di rado o compra 10.000 backlinks nel tentativo di aumentare il suo posizionamento nei motori di ricerca.
  2. Social
    La presenza costante sui social network è importante. Gli autori che sono molto attivi sui social e che ne influenzano il mondo hanno un alto valore di Author Rank. Capita spesso nei risultati di ricerca di Google di trovare contenuti di autori che sono seguiti da oltre 20000 persone, cosa che per Google, insieme al numero delle condivisioni, ha un peso specifico importante.
  3. Costanza
    Aggiornare regolarmente il sito è molto importante. Più contenuti pubblichiamo e maggiori possibilità abbiamo di incrementare le metriche associate al sistema dei rank. Contenuti pubblicati con regolarità fanno in modo che Google ci riconosca come un autore attendibile e consideri i nostri contenuti affidabili.
  4. Qualità
    Quando scriviamo un contenuto la priorità è pensare all’utente e fare in modo che quello che pubblichiamo abbia un valore per chi lo legge.
    I contenuti che generalmente vengono molto apprezzati sono ricchi di notizie, citazioni, e contengono informazioni uniche insieme a pareri di esperti in materia.
  5. Feedback
    Il coinvolgimento degli utenti è un punto strategico, e rispondere ai commenti di altri utenti può essere un ottimo modo per aumentare il coinvolgimento e valorizzare l’intero articolo aumentando il numero di discussioni.

Per saperne di più: 

Il Web Design Nel 2014

14 Web Site Trend For 2014

Il web design è in continua evoluzione con sempre nuove tendenze, tecniche e idee.
Aggiornare il design e le funzionalità offerte dal nostro sito ci aiuta a migliorarne la fruibilità.

Vediamo alcune delle principali tendenze che incontreremo sempre più di frequente nel 2014, anche se non tutte sono ovviamente applicabili ad ogni sito, né vanno tutte implementate per cercare di avere un maggiore impatto sugli utenti.

14 tendenze del web design nel 2014

  1. Single Page Sites
    Il sito a pagina singola è un tipo di design a foglio unico molto utile per i siti di piccole dimensioni che non hanno moltissimi contenuti da esporre, e garantisce uno stile di navigazione semplice ed efficace. Questo tipo di approccio è ovviamente sconsigliato per i siti di grandi dimensioni e con molti contenuti, e se l’obiettivo del design è il SEO.
    Un esempio di questa tecnica di web design è: Grandriverconnection
  2. Scrolling
    L’ampia diffusione dei dispositivi mobili sta cambiando il modo in cui i lettori accedono ai siti, costringendoli a scorrere di più la pagina per poterne leggere tutto il contenuto. Non è necessario avere tutte le informazioni a centro pagina e se da un lato si aprono nuove prospettive per la progettazione delle pagine, dall’altro le pagine troppo lunghe e ricche di contenuti possono sovraccaricare e disorientare gli utenti.
    Nel 2014 le pagine web vanno pensate e disegnate in modo da coinvolgere e incoraggiare l’utente a scorrere la pagina.
  3. Flat UI
    L’interfaccia utente piatta è un concetto di web design emergente e già implementato in molti siti web.
    Al contrario della tendenza precedente, lo scheumorfismo, questa tecnica si concentra essenzialmente sui contenuti e fornisce un disegno pulito senza elementi di distrazione.
    Meno immagini e design semplice equivalgono a tempi di caricamento più rapidi.
    iOS 7, Gmail, Facebook e Windows 8 sono tutti esempi di interfacce che hanno implementato la Flat UI.
  4. Fixed Header Bar
    La parte più impegnativa della creazione di un sito è fare in modo che la navigazione sia il più possibile semplice e intuitiva.
    I menu di navigazione bloccati nella testata della pagina web costringono gli utenti a scorrere verso l’alto ogni volta che devono muoversi attraverso il sito.
    Con le pagine web più ricche di contenuti e l’uso sempre maggiore dei browser mobili l’accesso a questo tipo di menu è diventato sempre più scomodo.
    La soluzione per il 2014 sarà la barra di navigazione in posizione fissa che segue lo scrolling della pagina per consentire ai lettori di accedervi rapidamente, agevolandone la navigazione.
    Postkudos applica questa tecnica.
  5. Large Type
    L’aumento della risoluzione degli schermi ha reso necessario aumentare la dimensione standard del carattere per rendere il testo più leggibile e chiaro.
    L’uso di caratteri grandi ha un impatto immediato su chi legge e riesce a comunicare meglio l’obiettivo del sito. Se una pagina web è troppo ricca di contenuti il visitatore potrebbe decidere di non leggerla, ma in pochi secondi i large type possono mettere in risalto le voci che potrebbero interessare il lettore ed attirare la sua attenzione.
  6. Javascript / HTML 5 Animations / CSS 3
    L’avvento dell’iPhone e la sua incompatibilità con animazioni e video in Flash/Silverlight, ha accelerato la transizione verso Javascript, HTML e CSS.
    Con i browser moderni, gli sviluppatori non dovranno più fare affidamento sui plugin per creare animazioni e video.
    Queste tecnologie più recenti spesso non sono disponibili nei vecchi browser, ma funzionano perfettamente sui dispositivi mobili.
  7. Parallax Scrolling
    Il Parallax scrolling è una speciale tecnica di web design in cui lo sfondo, le immagini e il testo sono animati.
    Mentre si scorre la pagina, testo e altri elementi grafici si muoveranno sulla pagina creando scene e modificando il contenuto.
    Il curriculum interattivo di Robby Leonardi è un ottimo esempio di questa tecnologia.
  8. Large Background
    In passato usare enormi immagini come sfondo del sito era un’idea impensabile perché rallentava il caricamento delle pagine web.
    Con connessioni Internet più veloci, questa problematica è sparita e la domanda che ci si pone è più che altro se una grande immagine di sfondo sia utile al sito senza creare distrazioni.
    Con un design appropriato e la giusta immagine è possibile applicare questa tecnica per migliorare l’esperienza del lettore e mettere in risalto i contenuti del sito.
    City of Albion adotta questa tipologia di web design.
  9. Video Backgrounds
    Insieme all’uso di immagini ad alta definizione come sfondo assistiamo a quello dei video in background progettati non per diventare il centro principale del sito, ma per valorizzarne il design e i contenuti.
    Getsalestraining dà l’idea di come possiamo usare efficacemente i video background.
  10. Separate Mobile Site
    Uno dei modi più popolari per la creazione di un sito che sia fruibile dai dispositivi mobili è quello di crearne uno completamente separato spesso posizionato in un sotto-dominio del sito principale, come ad esempio ha scelto di fare Repubblica.
    Quando un utente si collega da un dispositivo mobile, viene immediatamente reindirizzato alla versione ad esso destinata. Contenuti e disegno sono completamente diversi ed è necessaria la manutenzione di un doppio sito.
    Nuove tecnologie stanno soppiantando e rendendo obsoleta questa soluzione in favore di nuove procedure ed in particolare verso la scelta del responsive web design.
  11. Responsive Web Design
    Ad oggi il Responsive Web Design è la migliore tecnica per progettare un sito mobile-friendly.
    Piuttosto che gestire una serie completamente separata di contenuti e un diverso design, è possibile adattare il contenuto esistente alla risoluzione del dispositivo che si sta utilizzando.
    Smartphone, Tablet e utenti desktop possono vedere lo stesso contenuto con un layout diverso progettato specificamente per le dimensioni dello schermo del dispositivo.
    Attraverso il responsive design è possibile evidenziare contenuti importanti per chi visita il sito tramite smartphone, come orari, luoghi, o numeri di telefono.
    Un esempio di responsive web design è il tema di WordPress che uso in questo blog.
  12. High-Resolution Screen
    Proprio come la televisione a definizione standard è stata superata negli ultimi anni dall’introduzione di segnali ad alta definizione, gli schermi ad alta risoluzione diventeranno comuni su computer e dispositivi mobili.
    Dal momento in cui Apple ha iniziato a costruire i propri dispositivi con lo schermo retina ad alta definizione, è nata la necessità di avere grafica ad alta risoluzione nei siti web per evitare l’effetto di pixelizzazione.
    Questa necessità non è impellente visto l’esigua fetta di traffico internet che occupano i dispositivi retina, ma è da tenere d’occhio per l’immediato futuro.
  13. Third-Party Services
    A volte per risolvere problematiche invece di reinventare soluzioni ogni volta, possiamo contare su servizi di terze parti che lo hanno già fatto per noi.
    Se si vogliono ad esempio pubblicare foto in tempo reale di un evento, si possono integrare Instagram o Flickr, che aggiorneranno automaticamente il sito web.
    I Servizi di terze parti possono anche rivelarsi utili per mostrare i video, implementare un sistema di newsletter, o raccogliere statistiche sui visitatori di un sito.
  14. Software as a Service
    Proprio come i servizi di terze parti, il Software as a Service (SaaS) ci permette di usufruire di un servizio per la risoluzione di un problema.
    MailChimp, per esempio, è un sistema di newsletter gratuito fino a 2.000 abbonati e 12.000 email al mese.
    Se invece ci dovesse essere la necessità di inviare più email o di gestire un numero maggiore di abbonati il servizio prevede il pagamento di una quota di sottoscrizione che sarà comunque inferiore ai costi necessari per costruire e gestire in proprio il servizio.

Se sei arrivato a leggere l’articolo fino in fondo, allora anche questo blog è un buon esempio di web design.

Per approfondire: 14 Website Trends for 2014

10 strumenti per il Responsive Web Design

responsiveLe statistiche rivelano che sempre più persone preferiscono accedere a internet usando cellulari, smartphone e tablet piuttosto che dal PC.

Assistiamo quindi ad una sempre crescente richiesta per la progettazione di siti web in maniera responsiva, per ottenere la migliore user-experience possibile.

Diamo uno sguardo ai 10 strumenti che possono essere di aiuto sia ai designer che ai developer:

  1. Lettering
    La tipografia in un sito web è fondamentale.
    Questo plugin jQuery ci permette di controllare tutti gli aspetti come gli spazi e la crenatura.
    http://letteringjs.com/
  2. Fit text
    Questo plugin jQuery ci permette di testare in maniera molto efficace la visualizzazione del testo su vari dispositivi.
    http://fittextjs.com/
  3. Fluid 960 Grid systems o il suo successore Unsemantic
    Permettono in maniera semplice e veloce la costruzione di griglie responsive.
    Come suggerisce il nome, la griglia ha una larghezza di 960px con 12 o 16 colonne, il tutto ampiamente personalizzabile.
    http://960.gs/
    http://unsemantic.com/
  4. Imgsizer.js
    Il ruolo di questo script è di assicurarsi che le immagini vengano correttamente visualizzate sui sistemi Windows.
    http://unstoppablerobotninja.com/demos/resize/imgSizer.js
  5. Gridless
    Tramite questo Framework è possibile disegnare pagine senza griglie in maniera molto semplice.
    Il codice è stato realizzato avendo in mente la filosofia del mobile-first e del responsive design, in modo da rendere il sito compatibile con tutti i dispositivi.
    http://thatcoolguy.github.com/gridless-boilerplate/
  6. Adobe Device Central
    Per testare il risultato del nostro lavoro sull’ampia gamma di smartphone e tablet, la soluzione ideale sarebbe quella di farlo dai dispositivi stessi.
    Se non ne abbiamo la possibilità Adobe Device Central è uno dei migliori prodotti sul campo.
    Con una libreria in continua crescita, è possibile scegliere praticamente qualunque dispositivo di rilievo sul mercato, pronto per il test vituale.
    http://www.adobe.com/products/devicecentral.html
  7. PxtoEM
    E’ uno strumento per la conversione di unità di misura assolute (cioè px e pt) in unità di misura relative, per la tipografia, la spaziatura, larghezza del contenitore, ecc.
    http://pxtoem.com/
  8. Respond.js
    Quando parliamo di responsive web design non ci riferiamo solo allo sviluppo per i dispositivi mobili, ma alla tecnica che ci permette di sviluppare siti adatti a qualsiasi tipo di browser anche il più datato.
    Questo script si occupa del responsive web design in IE6, 7 e 8.
    https://github.com/scottjehl/Respond
  9. Web Developer
    Questa straordinaria estensione per Firefox e Chrome fornisce una serie di strumenti estremamente utili allo sviluppo dei siti.
    http://chrispederick.com/work/web-developer/
  10. Modernizr
    Molto simile a Respond.js, Modernizr fornisce anche la funzionalità per il caricamento condizionale.
    Consente cioè di caricare determinate risorse in base al browser che l’utente sta usando al momento, rendendo così le pagine più snelle e il loro caricamento più rapido.
    http://modernizr.com/

Per approfondire: 10+ Responsive Web Design Tools to Speed Up The Work Flow