Il SEO, l’insieme delle attività finalizzate ad aumentare la visibilità di un sito web, è da sempre un universo complesso e non è mai stato abitato dalla chiarezza.
Gli algoritmi alla base del funzionamento dei motori di ricerca sono segreti, e per di più sono costantemente riveduti e corretti. Lo scenario è così instabile che non è facile elaborare una strategia SEO che produca i risultati sperati.
Possiamo cercare di carpire il funzionamento degli algoritmi sperimentando varie soluzioni sul nostro sito e trovare quella più adatta a noi, ma alla fine qualunque strategia SEO adottata non potrà che collocarsi a metà strada fra scienza e immaginazione.
In uno scenario già di per sé complicato, sono poi molti i contenuti disinformativi pubblicati in rete che contribuiscono alla creazione di falsi miti.
Alcuni miti sul SEO sono presenti fin dai suoi esordi, ma vediamo quelli nati nel corso degli ultimi anni.
7 Nuovi Falsi Miti sul SEO
- Il Guest Blog è il male
La penalizzazione sul SEO per chi fa guest blog è uno dei miti più recenti ed è dovuto essenzialmente all’articolo pubblicato da Matt Cutts, leader del team antispam di Google.
Google intende arginare la pratica scorretta di chi abusa del guest posting allo scopo di generare link SEO verso il proprio sito, penalizzando e isolando solo chi lo utilizza in questo modo.
Chi invece lo utilizza per scopi leciti come ottenere reputazione o visibilità e considera il ritorno in termini di SEO come secondario, non ha nulla di cui preoccuparsi. - I Social Media condizionano il SEO
Il mito che i Social Media condizionino il SEO è vecchio di qualche anno ma è molto lontano dalla realtà.
Avere una strategia per i social media è importante per molte ragioni, come ottenere visibilità o raggiungere i possibili clienti, ma è errato pensare che i motori di ricerca usino le azioni generate dai social media come strumento di ranking, Google stesso ha sempre negato di farne uso.
The Totally Mathematical Reason Social Matters to SEO
Google’s Matt Cutts: Are pages from social sites ranked differently? - I Backlink sono al tramonto
Sono in molti a credere che quello dei backlink non sia più un sistema di punteggio affidabile e che Google dovrebbe trovare delle alternative.
Tuttavia quello dei link in ingresso per sito web è, e lo sarà per ancora un bel po’, uno dei metri di valutazione preponderante per il ranking visto che ad oggi ancora non è stato trovato un modo altrettanto valido per sostituire i backlink nel calcolo del rank.
Lo stesso Matts Cutts ha confermato che in Google hanno testato e poi abbondonato una versione del motore di ricerca che non utilizzava i backlink come fattore di ranking. - Google non funziona
Un altro mito popolare è che Google abbia un serio problema con il proprio motore di ricerca.
Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Se solo guardiamo alle quote di mercato che vanno fino a oltre l’80% non sembra affatto che Google sia di fronte a una grave minaccia. - L’AuthorRank è un fattore di ranking
Con l’introduzione nel 2011 da parte di Google del concetto di AuthorShip, all’interno delle community che si occupano di SEO è nata l’ipotesi dell’esistenza dell’AuthorRank con il quale Google assegnerebbe agli autori più qualificati un punteggio più elevato.
Ad alimentare maggiormente le voci dell’introduzione nel motore di ricerca di un concetto simile all’AuthorRank ci ha pensato Eric Schmidt, CEO di Google, affermando che tra i risultati di ricerca, le informazioni condivise dai profili verificati tramite l’AuthorShip avranno un punteggio maggiore dei contenuti che non hanno questa verifica.Within search results, information tied to verified online profiles will be ranked higher than content without such verification, which will result in most users naturally clicking on the top (verified) results. The true cost of remaining anonymous, then, might be irrelevance.
Eric Schmidt – The New Digital Age
A oggi comunque non ci sono prove tangibili che questo meccanismo sia in funzione, anche se Cutts in questo tweet ci dice che un sistema simile all’AuthorRank è presente nella funzione che Google usa per l’In-Depth Article, ma sembra essere utilizzata di rado.
Aggiungere il markup di AuthorShip ai nostri contenuti è una cosa da fare sicuramente per costruire reputazione e visibilità ma non porta guadagni da un punto di vista SEO se non a lungo termine. - Gli studi correlati ci dicono come funziona Google
Da quando Moz ha iniziato a pubblicare i propri studi sui fattori di correlazione nei motori di ricerca, si è diffusa la convinzione che questi report spieghino esattamente il funzionamento dei motori di ricerca.
Gli studi non mostrano se i fattori esaminati siano utilizzati da Google nel proprio algoritmo, ma solo la loro correlazione nei fattori di ranking.
Ad esempio, la correlazione tra i +1 di Google+ e il ranking indica la correlazione tra azioni social e buoni contenuti, i quali di sicuro hanno anche un alto numero di backlink, ma non significa che Google utilizzi le azioni sui social come fattore per il calcolo del Rank. - Il SEO e i contenuti di qualità
Uno degli ultimi miti dei nostri tempi vuole che il SEO riguardi solo la creazione di buoni contenuti e che il resto venga di conseguenza.
Realizzare contenuti di qualità è un fattore importante, ma esiste la possibilità che rimangano invisibili senza una più ampia strategia che comprenda altri aspetti, come ottimizzare il markup html del sito, e una buona strategia di marketing per costruire reputazione e visibilità sfruttando il principale fattore di ranking, i backlink.
Avere un approccio critico nel valutare ogni nuova affermazione che si fa nel campo del SEO è dunque fondamentale, e ci evita soprattutto di apportare modifiche alla nostra strategia finché il mercato non ci dice che sono effettivamente funzionanti.
Come ci spiega Rand Fishkin i grandi marketer devono essere grandi scettici.
Per saperne di più: 7 Modern Age SEO Myths
Grazie Emiliano 😉
Grande lezione complimenti un bel articolo